gia', siamo stati intervistati da "canal uno" de guayaquil... evidentemente non si vede spesso tutta quella ferraglia in giro e le nostre tenute da marziani ci rendono ancora piu' appealing.
vabbe', alle 9.00 si parte.
il cielo e' coperto, la temperatura alta e l'umidita' mostruosa: la citta' sorge alla foce del fiume guayas (vaya la originalidad!), per fortuna non ci sono zanzare.
fuori dal traffico (caotico sarebbe un dolce eufemismo) entriamo nella mitica panamericana puntando a est prima e a sud poi, 250 km con qualche risaia a spezzare la continuita' dei bananeti.
sono 250 km di colori e odori.
colori appena attutiti dal cielo coperto, una flora -letteralmente- stupefacente mostra dal verde smeraldo al grigioverde e al grigio da una parte, al giallo e al bianco dall'altro, poi dal giallo all'arancio al rosso, magenta e viola, sembra un arcobaleno frantumato per terra.
e poi odore di frutta: frutta acerba, frutta matura, frutta marcia, frutta fermentata.
dopo un centinaio di km inizia a piovigginare, faccio i tempo a bagnarmi i jeans e a cambiarmi prima che -ovviamente- esca il sole.
arriviamo a huaquillas, la frontiera fra ecuador e peru': un suk.
prima il controllo ecuadoregno dei passaporti (e ci mettiamo una mezz'oretta), poi 500 metri piu' avanti il timbro ecuadoregno dei carnet de passage (altra mezz'ora), poi 2 km e il timbro peruviano dei carnet (non piu' mezz'ora ma 30 minuti), altri 500 metri (altri 30 minuti) e il controllo dei passaporti in entrata.
decisamente in ritardo sulla tabella di marcia entriamo in peru' e puntiamo verso il mare, mancora, un rinomato spot per il surf dove arriviamo che ormai e buio pesto.

sono certo che hanno avuto lo stesso architetto della galera turca del film, ma per 2.80 usd/notte non si puo' pretendere molto.
ceniamo a base di pesce e riso, alle 23.00 crolliamo addormentati (vestiti) sui pagliericci.
abbiamo fatto 450 km e cosi' e' passato il primo giorno sulle moto.
giorno successivo
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