2.9.06

31.8 campamento ende-ollague [164-5286]

dobbiamo raggiungere ollague.

entro oggi.

partiamo prestissimo verso nord, attraversando un deserto di sabbia grossa, che poi diventa sabbia fina, poi ghiaia.
sommato al tole ondule, naturalmente.

sulla sabbia bisogna galleggiare, si da gas (con molta delicatezza) fino a che si raggiunge una specie di velocita' di planata... e' una cosa esaltante.

far galleggiare una bestia che (con pilota e pieno) pesa piu' di 350 kg sembra incredibile, lo e', ed e' bellissimo.

poi arrivano i track, le tracce dei mezzi pesanti, che si fanno "o dentro o fuori", ma che non si possono attraversare, cioe' se stai dentro ci rimani, se stai fuori pure.

di solito e' meglio starci dentro, ma a volte la calamina e' mortale mentre fuori una sabbia compatta sembra dirti "vieni qui..."

lo sguardo si alterna fra il lungo, il medio e il corto raggio.

il lungo per vedere in quale direzione stanno andando le guide o i compagni che, in queste distese, spesso si allontanano di qualche centinaio di metri.
il medio per vedere se -e come- restare o cambiare track, quale percorso fare.
il corto per evitare sabbioni, sassi particolarmente grossi o taglienti.

dopo pochi kilometri -da 2 a 5- cambia il fondo, la sabbia compatta e' il mio preferito, ma finisce, tornano le pietre e la sabbia fina, anche piu' fina del fech fech, sembra borotalco (e' anche bianchissima).

passiamo accanto alle lagune, la khara, la honda, la hedionda, patos grandes.

un compagno si perde e poi viene ritrovato.

per qualche minuto ho temuto anch'io di perdermi, fino a quando ho visto un compagno a circa 200 metri avanti e a destra e ho dato gas... tanto.

tutti insieme, finalmente, si va avanti.

arriva quello che le guide locali chiamano i pezzi difficili (cioe', secondo loro, il culo che ci siamo fatti era la parte facile?!) due discese, la seconda di 5 km, di pietroni grossi e sciolti.

nella prima strappo l'applauso degli anziani del gruppo... faccio un sopralluogo a piedi e scelgo un percorso alternativo, ingrano la prima e scendo; la verita' e' che dopo il cañon del pato le pietraie non mi spaventano piu' di tanto.

dopo 10 ore di guida abbiamo fatto 160 km e siamo alla frontiera, siamo usciti dall'inferno.

ma e' il piu' bell'inferno io abbia mai percorso sulla moto... in questo viaggio le emozioni (e le difficoltà) sono state un crescendo che, neanche volendo, avremmo potuto programmare meglio.

4 ore di dogana e poi una specie di ostello nella più piccola comunita' cilena (152 residenti).

domani abbiamo l'ultima tirata fuori dall'asfalto, quasi non mi ricordo piu' com'è.

giorno successivo

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